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E per concludere…L’autenticità nelle difficoltà… Consapevoli al punto giusto!

 
Vorrei raccontarvi questa storia, una storia che mi fa venire i brividi ancora adesso quando inizio a ripensare a quei lunghi giorni… È la storia che parla dell’arrivo di Alice e della dura prova che hanno dovuto affrontare i suoi fratelli… 
 
Era il marzo del 2018 quando il test per la quarta volta risulta positivo…
Siamo a colazione e, come le altre volte, subito comunichiamo la notizia ai bambini: “Sapete cosa abbiamo scoperto? Arriverà un fratellino! Si… Sarà un fratellino, noi le sorelline non siamo tanto capaci a farle!”
Li abbiamo coinvolti subito… Sarà perché le altre gravidanze erano andate sempre così lisce…
 
Ma questa volta non è così…
E per tutta la famiglia inizia un periodo veramente difficile!
Il Secondogenito: ” La mamma piange perché c’era del sangue… “
” Non dobbiamo far stancare la mamma… ” il Primogenito che fa il protettivo.
” Che bello! Questa volta è una sorellina! La chiameremo Alice… Ma sta stretta perché c’è poca acqua nella pancia. ” e il Terzogenito “Mamma perché devi bere così tanta acqua, se no Alice non riesce a nuotare? “
Finché…
“Hanno portato la mamma in ospedale perché c’è un buchino nel sacco di Alice… Sono triste… “
 
E così comincia la sofferenza…
Non dimenticherò quella sensazione di impotenza…
Dal 29 agosto al 21 ottobre Lorenzo, Tommaso e Simone sono rimasti senza la loro mamma.
Simone 3 anni e mezzo, che aveva ancora un infinito bisogno delle mie coccole, ha affrontato l’inserimento alla scuola materna con una fatica incredibile.
Tommaso 6 anni, un’età che gli permetteva sì di capire quello che stava succedendo ma non abbastanza da impedirgli di essere terrorizzato, ha dovuto cominciare la scuola primaria senza di me.
Lorenzo 8 anni, sembrava essere il più forte ma teneva sotto controllo la situazione facendo uno sforzo enorme e dimostrando una maturità inaspettata.
Poveri cuccioli! Stavo diventando matta ad accettare di non poter far niente per aiutarli…
Ma qualcosa in realtà facevo…
Condividevo con loro in modo autentico quello che ci stava succedendo. Parole, abbracci, bigliettini, momenti rubati nella mia stanza di ospedale a guardare i cartoni sul mio letto, serate di condivisione a mangiare tutti insieme la pizza i venerdì e i sabato sera. Quanta fatica, quanto dolore, quanta mancanza di casa di rumori, di odori, di carezze…
E cosa è rimasto a loro?
Di sicuro il ricordo di un incubo superato; la consapevolezza che nonostante tutto ce l’abbiamo fatta; che la vita è anche dura ma insieme siamo forti sia vicini che lontani.
 
Cosa ci mostra questa storia? Ci mostra il ruolo dell’autenticità nei momenti in cui i nostri bambini si trovano di fronte alle difficoltà della vita.
 
Siamo noi, i loro genitori, ad avere il compito di presentare il mondo ai nostri piccoli.
Ed è fondamentale per loro crescere consapevoli di essere al sicuro e di potersi affidare a noi proprio perché sanno di non essere tenuti all’oscuro di tutto.
 
Non presentiamo loro una versione edulcorata della realtà cercando di preservarli dalla vita vera.
Rendiamoli partecipi, con la giusta misura e le giuste parole in base alla loro età, di quello che succede attorno a loro.
 
Non dobbiamo avere paura che non siano all’altezza delle difficoltà da affrontare. 
Parliamo con loro, cerchiamo le parole giuste, ci seguiranno ovunque vogliamo portarli e ci sorprenderanno per come riusciranno a comprendere e a crescere sensibili e consapevoli.
 

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