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L’ottimismo realistico…oggi 9 dicembre…un anno qui con te.

 
Arrivo a spiegare questo concetto partendo da qui. Da un’esperienza tanto vicina quanto ormai lontana, tanto vivida quanto offuscata, tanto dolorosa quanto essenziale. 

È passato un anno da quando il 9 dicembre 2018 a ben 52 giorni di vita ti abbiamo mostrato la nostra casa e siamo diventati a tutti gli effetti una famiglia rinnovata… 

 
La mia Alice dopo esser nata a 35 settimane e aver passato 10 giorni al nido dell’ospedale è stata ricoverata 42 giorni in terapia intensiva. Nata piccola ma non troppo, senza problemi troppo gravi è stata trattenuta quasi due mesi in ospedale perché continuavano a venire alla luce nuove piccole questioni che andavano valutate e monitorate. L’attesa è stata estenuante per me, per il suo papà e per i suoi fratelli, noi che dopo il mio ricovero di 50 giorni avevamo solo bisogno di tornare alla normalità e di portarci la nostra piccolina a casa.
In quei 42 giorni come pazienti della terapia intensiva abbiamo vissuto un’esperienza così forte, devastante e sconvolgente che rimarrà impressa nei nostri cuori, nei nostri corpi e nelle nostre menti per il resto della nostra vita. 
Quello che come mamma ho provato era un senso straziante di essere una mamma a metà. 
Quello che più mi aiutava in quelle ore che, accompagnati i bambini a scuola, passavo sola con Alice era la condivisione con le altre mamme che stavano vivendo accanto a me esperienze simili. Il non sentirmi sola nel mio dolore e nella frustrante attesa di notizie che non arrivavano, mi permetteva di portare sulle spalle quel peso (oltre alla consapevolezza che gli altri tre bambini avevano bisogno di una mamma forte e il più possibile serena).
Con quelle mamme ho pianto e ho anche riso.
E qui voglio arrivare. 
In quei giorni estenuanti ci dicevamo:
“Noi non vediamo l’ora di portarci i nostri cuccioli a casa, ma a casa come sarà?”
Chi neomamma di un piccolo, chi di due gemelli, chi come me neo quadrimamma…in quello stato di attesa e di maternità incompleta in cui non ti rendi conto veramente quali saranno le fatiche nella vita di tutti i giorni con i nuovi arrivati a casa…perché lì ci sono tanti infermieri che svolgono parte di quello che sarebbe il tuo compito, e le notti puoi dormire e ci sono tante mamme con cui confrontarti e con cui parlare…
E quindi riflettevamo:
“Sembra assurdo dirlo. Ma godiamoci le chiacchierate, i pranzi in mensa, i sorrisi fra le lacrime, gli abbracci… perché quando saremo finalmente tante famiglie nelle loro case questo aspetto di quest’esperienza ci mancherà e ci sentiremo spaesate e sole.”
 
Cos’è l’ottimismo realistico? E’ questo!
 
È quella giusta via di mezzo tra vedere tutto nero e prendere la vita in modo superficiale. 
È il riuscire a vedere una piccola luce anche in un grande buio, una possibilità in una situazione avversa, un’insegnamento in una dura sfida contro le difficoltà. 
Ecco. L’ottimismo realistico é il segreto per riuscire a trovare la serenità in una vita che non potrà essere solo rose e fiori. Perché ci fa trovare un po’ di gusto anche nell’affrontare le fatiche. 
 
E coi nostri bambini? 
Basterà cominciare con noi stessi a imparare a vivere la vita con ottimismo realistico e di riflesso anche loro affronteranno la vita in questo modo.
A volte poi basta aiutarli a trovare del positivo anche dove non salta agli occhi. Abituarli a cercare un motivo per sorridere anche quando verrebbe da piangere o anche dopo aver fatto un bel pianto.
 
E se ci pensiamo bene in realtà spesso sono loro stessi a insegnarci a vedere il bicchiere mezzo pieno.
“Mamma che bello essere malati. Sto tutto il giorno con te!”
“Mamma a me piace la pioggia perché così possiamo vedere un film!” 
“Si è rotta la macchina. Evviva! Prendiamo l’autobus!” 
 
I bambini sono anche quelli che si fanno prendere dallo sconforto e dalla frustrazione per il primo impedimento alla realizzazione del loro piano. 
Aiutiamoli allora a sviluppare la parte di sé positiva e costruttiva. Perché solo così li aiutiamo a diventare resilienti, cioè capaci di reagire alle situazioni critiche che si troveranno davanti nella loro vita. 
 
Chiedo scusa a chi può leggere le mie parole come offensive nei confronti di quei dolori di fronte a cui è impossibile rialzarsi. L’ottimismo realistico si ferma laddove la luce non riesce a a penetrare l’oscurità. 
 

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