Questo è il periodo delle migliaia di volte in cui ripetiamo esasperati ai nostri bambini:
“Se non fate i bravi Babbo Natale non vi porta i regali!”
“Bastaaaa! Se continuate così mando una mail a Babbo Natale e vedrete che non vi porterà niente!”
“Scriviamo la letterina…Ma mi raccomando, Babbo Natale vi porterà i regali che avete chiesto sooooolo se farete i bravi.”
 
Babbo Natale a dicembre si trasforma nel giudice, nel braccio destre della legge, nel nostro principale aiutante. Il garante del comportamento corretto dei nostri figli.
E lo chiamiamo in causa un’infinità di volte nelle nostre inutili e ripetitive minacce.
Inutili? Ebbene si. Perché è praticamente impossibile farne a meno ma, la minaccia in sé, difficilmente porta a risultati se non di insegnarne la pratica ai nostri bambini (pratica che, ahimè, puntualmente si riverserà contro di noi).
La paura di non ricevere i regali non riuscirà a mantenere i bambini più tranquilli. Saranno al contrario più agitati, nervosi ed eccitati per l’avvicinarsi di quel momento magico che aspettano tutto l’anno.
Lorenzo e Tommaso, Primo e Secondogenito, hanno cominciato ad architettare una strategia sulle richieste da scrivere nella Letterina già nelle vacanze estive, pianificando regali comunitari e cercando stratagemmi per ottenere più giochi possibile.
Ed ecco che con il Calendario dell’Avvento si innesca una bomba ad orologeria. Ogni giorno che passa la trepidazione aumenta e i bambini diventano più esplosivi.
E la magia del Natale? La serenità, la felicità, la gioia che inonda le nostre case? Dove va a finire?
 
E qui ci colleghiamo all’argomento di questo post: l’accettazione dell’imperfezione. Vi chiederete perché…forse perché potrebbe essere l’ingrediente mancante che ci aiuterebbe a vivere al meglio questi giorni in famiglia, coi nostri piccoli e i nostri cari?
Fermiamoci un attimo a riflettere….
In questo periodo pretendiamo maggiormente la perfezione dai nostri figli e ne ricaviamo invece tanta imperfezione.
In questo periodo siamo tutti più stanchi e stressati e avremmo solo bisogno di un nido accogliente dove rifugiarci insieme alle persone che amiamo, ma non è così scontato averlo a disposizione.
In questo periodo sono così tante le emozioni forti in gioco che l’aria che si respira è sempre “frizzantina”: sì gioia e sorpresa ma, ammettiamolo, anche malinconia e tristezza.
In questo periodo vorremmo che tutto possa essere sempre perfetto, ma in realtà non lo sarà mai, non lo saremo noi e non lo saranno gli altri, perché il Natale mette vicino anche chi solitamente non lo è.
In questo periodo ci troviamo di fronte ai Natali passati, al Natale presente e ai Natali futuri, con tutto quello che portano con loro.
Ecco perché Natale e le feste ci richiedono un grande sforzo di accettazione delle imperfezioni. Perché solo se arriviamo a comprendere e ad accogliere i nei che fanno parte delle nostre vite riusciremo a godere tutto quello che di bello e positivo porta con sé questa festività.
Solo accogliendo le fatiche e le mancanze riusciremo a godere della luce meravigliosa che si sprigiona negli occhi dei nostri bambini quella mattina davanti all’albero carico di doni.
 
Quindi? Dove voglio arrivare? La perfezione è un obiettivo impossibile da raggiungere e allo stesso tempo non auspicabile… Né per noi né per i nostri figli. 
Cosa vuol dire essere perfetti? 
Quale modello di perfezione a cui tendere dovrebbe essere quello giusto? 
Pensiamo al modo in cui viviamo il nostro compito di genitori… Chi ci dice come possiamo essere dei genitori perfetti? Chi dobbiamo ascoltare? Quale esperto o quale indicazioni? 
Ogni libro di pedagogia e di puericultura dà una sua visione e versione… 
Qual è la soluzione? 
Forse prima di tutto dobbiamo cominciare dal non pretendere troppo da noi stessi… Cerchiamo di sfuggire da quella continua sensazione di inadeguatezza e dal non sentirci mai all’altezza. Perché nel mondo moderno si tende già troppo a correre da una parte all’altra, a cambiare i panni dei diversi ruoli che vestiamo in modo repentino e confuso… Fino a dove pensiamo di poter arrivare? E’ disumano e controproducente… 
 
Controproducente anche perché mostrandoci ai nostri figli invincibili e impeccabili, finiamo col trasmettere loro che quello dev’essere anche il loro obiettivo… E così facendo li rendiamo insicuri e insoddisfatti… 
Perché il bello sta nella fragilità… Nell’accettarla e nel trovare in essa il perno su cui fare leva per sfruttare al meglio le nostre potenzialità. 
Non insegniamo ai nostri figli a cercare di essere i primi e lavoriamo su di noi per imparare a non aspettarci questo da loro. Non sono i nostri trofei di cui vantarci!
Ricordiamoci che chi riesce nella vita è la persona che trova in sé la forza per affrontare le difficoltà non quella che le aggira per raggiungere il risultato in modo facile, che sa mettere tutto l’impegno di cui è capace per raggiungere i propri obiettivi non che a costo di vincere passa sopra qualsiasi valore, che sa collaborare con gli altri non solo competere.
 
La più grande soddisfazione la avremo quando nostro figlio riuscirà laddove non riusciva dopo aver dato tutto quello che aveva per farcela!